-->

6 novembre 2012

Aler: referenza pratica consolidata. Anzi no. Non è criterio per assunzioni. Non l'unico...

Nel corso dell'audizione in commissione consiliare congiunta Casa-Antimafia del 31 ottobre, è stata ascoltata la dirigenza di Aler, in merito ai recenti fatti che hanno denunciato la permeabilità dell'azienda alle infiltrazioni di tipo 'ndranghetistico.
Erano presenti Loris Zaffra, Presidente Aler, nominato da Regione Lombardia, Luca Beltrami Gadola, architetto, membro del Cda nominato da Pisapia, Domenico Ippolito, Direttore generale. Proprio quest'ultimo, nello stupore di chi lo ascoltava (vedi video al minuto 5.30) ci ha tenuto ha comunicare all'aula che le referenze sono pratica normale, diffusa, legittimata, in Aler.
Successivamente Zaffra corregge non parlando però di referenze e nell'intervento in chiusura dice: "La raccomandazione è procedura inaccettabile". Due giorni dopo viene diffuso anche un comunicato: 'NDRANGHETA: ALER; DG, REFERENZE MAI STATE CRITERIO ASSUNZIONI  AZIENDA, PER EMERGENZA GESTIONE CASE RIVOLTI AGENZIA INTERINALE (ANSA) - MILANO, 2 NOV - Nel comunicato si sostiene che non ci sia assolutamente divergenza tra Ippolito e Zaffra e viene reiterata   l'ipocrisia di marcare una differenza inesistente tra le referenze e le raccomandazioni. E' lo stesso Costantino che ne parla.  Nell'ordinanza si legge. In data 06.10.2011, Eugenio Costantino riferiva, con tono molto soddisfatto, a Simonte Ciro che una vicedirettrice dell' ALER aveva chiamato la figlia Teresa proponendogli un lavoro presso la Direzione Generale di viale Romagna. Costantino Eugenio precisava che la vicedirettrice aveva detto alla figlia la seguente frase: "raccomandata o non raccomandata ... chi lavora con me, ha detto, può lavorare solo per me ..."

Le referenze esistono nel sistema privato e hanno una loro legittimità e importanza. Negli enti pubblici, nelle aziende pubbliche le referenze non esistono. Ci sono le raccomandazioni. Pratica terribile. Una piaga da sanare, tipicamente italiana.
Ma le parole di Ippolito hanno lasciato il segno. E soprattutto il retrogusto dell'avvertimento: "Tutti hanno raccomandato. Se parlo io sono guai per tutti!"
Ma cosa vuol dire la pratica delle "referenze": vuol dire che a parità di curriculum (nella migliore delle ipotesi), io azienda scelgo la persona che mi è stata consigliata dall’assessore, dal consigliere comunale, dal consigliere regionale. E perché lo dovrei fare? Per permettere che si crei un legame di collusione, con la persona che mi ha fatto la "referenza", al fine di evitare di essere controllato o criticato in merito al mio operato. Significa che io azienda mi metto nella condizione di poter ricattare colui che mi ha fatto la "referenza".
Ora delle due l'una. E l'ho ribadito più volte in Commissione: nel momento in cui si fa della referenza una pratica legittimata, uno dei criteri con cui assumere, non l'unico come ci dice il Comunicato di Aler, io voglio avere l’elenco delle persone referenziate assunte in Aler con di fianco il nome della persona che ha referenziato. Se invece non è così e l'avvocato Ippolito (220.000 euro l'anno di stipendio lordo) ha detto una falsità gravissima, non al bar, tra amici, ma durante un'audizione in Consiglio Comunale è meglio si dimetta.
Penso che non sia solo Teresa Costantino a dover pagare per quanto accaduto. Ippolito ci dice che per ovvia opportunità politica si è deciso di non rinnovarle il contratto. Andrà a cessare anche il contratto di locazione per la casa in via Bronzetti che le è stata consegnata a inizio ottobre, ad appena un mese dal termine del contratto a termine, quando nulla si sapeva delle indagini in corso su Zambetti.
Qualcuno ha sbagliato e ha danneggiato l'immagine dell'azienda in maniera difficilmente rimediabile. Proprio accettando che le referenze fossero un criterio. Gli sbagli si pagano. Chi ha accettato la pratica della referenza non può rimanere ancora in Aler.